Roma, 16 giugno 2020 – Sei cittadini italiani su dieci promuovo il servizio sanitario nazionale ma, per metterlo in sicurezza nella fase post-Covid, occorre rilanciare i servizi sanitari territoriali. Emerge dallo studio ‘Il sistema sanitario di fronte all’emergenza: risorse, opinioni e livelli essenziali’ condotto dall’Inapp, l’Istituto nazionale per l’analisi delle politiche pubbliche. Dall’indagine emergono differenze di gradimento su base locale. In Trentino Alto-Adige ed Emilia-Romagna la valutazione positiva è di più di otto persone su dieci. Fanalino di coda, invece, sono la Calabria e il Molise dove apprezzano la sanità locale tre cittadini su dieci. L’epidemia di Covid-19 ha fatto emergere le differenti capacità dei modelli regionali. Secondo l’Inapp è stato causato dal mancato inserimento negli anni del personale infermieristico e dal sottodimensionamento nell’offerta di posti letto, la cui diminuzione si è fatta notare a partire dal 2004. Si arriva, nel complesso, ad una riduzione netta del 20% di posti letto ordinari, in particolare al Centro (-30%) e Sud (-24%). “La pandemia è scoppiata in modo violento ma la risposta degli operatori sanitari è stata pronta anche nella fase più acuta dell’emergenza – spiega il presidente dell’Inapp, Sebastiano Fadda – l’Italia ha dimostrato con il suo Ssn di non essere il malato d’Europa, ma ciò che adesso va fatto è indirizzare le risorse per la sanità pubblica”.
AIOM: “Gli oncologi convocati da AIFA costretti alle dimissioni mai riunito il gruppo di lavoro, siano condivise le decisioni sui farmaci”
“Apprendiamo con rammarico che gli oncologi convocati dall’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) lo scorso gennaio per la prima riunione del gruppo di