Roma, 11 giugno 2020 – Nel mondo un operatore sanitario su dieci, tra coloro che hanno intubato pazienti Covid gravi, si è infettato a sua volta. Non tutti hanno riportato sintomi evidenti ma l’esito del tampone è comunque stato positivo. E’ quanto emerge da un recente studio pubblicato sulla rivista Anaesthesia e condotto su 1.718 operatori in 503 ospedali in 17paesi del mondo. La ricerca internazionale è stata coordinata da Kariem El-Boghdadly, anestesista del Guy’s and St Thomas’ NHS Foundation Trust di Londra. Si tratta di un uno studio ancora preliminare e pare che oltre il 12% dei casi di infezione, tra questi operatori sanitari, sia riconducibile a un deficit di utilizzo di strumenti di protezione adeguati (come visiere e mascherine). Lo studio nasce dall’istituzione del registro internazionale “intubateCOVID” ed ha considerato finora 5.148 atti di intubazione eseguiti da 1.718 operatori sanitari che hanno riferito di aver condotto almeno una delle intubazioni e almeno un monitoraggio a posteriori del paziente intubato. Un totale di 184 operatori (10,7%) sono risultati contagiati su un periodo di follow-di 32 giorni, 144 dei quali (8.4%) hanno riportato di essersi auto-isolati e aver presentato sintomi, 53 (3.1%) di aver avuto esito positivo al tampone, 2 (0,1%) di essere stati ricoverati per COVID-19. Gli operatori donna sono risultati più a rischio per motivi finora sconosciuti. Restano da indagare le cause effettive del contagio (non ci sono prove che sia il risultato diretto delle operazioni di intubazione) e le possibili connessioni con il differente uso di protezioni nei vari paesi. L’incidenza di contagio rilevata è stata comunque più alta in paesi come Gran Bretagna, Irlanda e Svezia che in America e Australia.
AIOM: “Gli oncologi convocati da AIFA costretti alle dimissioni mai riunito il gruppo di lavoro, siano condivise le decisioni sui farmaci”
“Apprendiamo con rammarico che gli oncologi convocati dall’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) lo scorso gennaio per la prima riunione del gruppo di