Roma, 02 aprile 2020 – “Gli uomini e le donne colpiti da un tumore urologico, come tutti i malati oncologici, sono esposti ad un rischio maggiore d’infezione da Coronavirus. E’ quindi necessaria una valutazione molto precisa e attenta per individuare i rischi e benefici che si corrono nel non sottoporsi ad esami e terapie piuttosto che nel recarsi nelle strutture sanitarie”. E’ quanto dichiara la Società Italiana di Uro-Oncologia (SIUrO) che invita quindi tutti i pazienti italiani colpiti da tumore della prostata, vescica, rene o testicolo a seguire scrupolosamente le indicazioni dei medici curanti. “In queste settimane molto complesse per l’intero Paese serve un approccio ancora più personalizzato per ogni singolo paziente da parte degli uro-oncologi – afferma Alberto Lapini, Presidente Nazionale SIUrO -. Bisogna tenere conto sia dell’esigenze del singolo malato che delle attuali condizioni, di oggettiva difficoltà, che sta vivendo il nostro sistema sanitario nazionale. Comprendiamo le paure dei pazienti e dei loro familiari ma non andare in ospedale, per un esame o un trattamento, può essere molto pericoloso. Questo vale soprattutto per quelle persone colpite da un carcinoma ad uno stadio avanzato o metastatico”. “Alcuni esami o interventi chirurgici possono tuttavia essere posticipati per un breve periodo di tempo senza prevedibili significative conseguenze negative – aggiunge Renzo Colombo, Vice Presidente della SIUrO -. Per esempio le valutazioni trimestrali del PSA per la sorveglianza attiva di un tumore alla prostata, le instillazioni endovescicali di chemio o immunoterapici in fase avanzata di mantenimento, le cistoscopie di follow-up a lungo termine, le resezioni endoscopiche di piccole neoformazioni vescicali superficiali e a basso potenziale di malignità, possono essere giustificatamente posticipate per un breve periodo di tempo. Ma questa decisione deve sempre essere stabilita, caso per caso, dal singolo specialista o dal team multidisciplinare che sta seguendo il paziente”. “In molti centri non siamo più in grado di operare i pazienti perché interi reparti di urologia o oncologia sono impegnati a contrastare l’emergenza Coronavirus – prosegue Giario Conti, Segretario della SIUrO -. Questo sta avvenendo soprattutto nelle Regioni del nord, prima fra tutte la Lombardia, dove la pandemia è maggiormente estesa. Tuttavia sono state identificate delle specifiche strutture sanitarie Covid-19 free dove i pazienti uro-oncologici possono essere messi in lista d’attesa. In molti casi sono gli stessi medici o chirurghi che si spostano da un centro all’altro della Regione per operare o somministrare le terapie anti-cancro”. A breve la SIUrO, insieme ad altre Società Scientifiche, emanerà un documento con delle raccomandazioni, per pazienti e specialisti, che devono affrontare un cancro urologico in queste settimane travagliate. “Vogliamo rassicurare gli oltre 600 mila italiani che vivono con una diagnosi di tumore genito-urinario – conclude Lapini -. Nonostante le grandi difficoltà e le incertezze di questi giorni possiamo ancora garantire l’assistenza ai nostri pazienti. Raccomandiamo poi a malati e caregiver di seguire con particolare attenzione le norme e i limiti stabiliti dalle recenti ordinanze”.
AIOM: “Gli oncologi convocati da AIFA costretti alle dimissioni mai riunito il gruppo di lavoro, siano condivise le decisioni sui farmaci”
“Apprendiamo con rammarico che gli oncologi convocati dall’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) lo scorso gennaio per la prima riunione del gruppo di