Roma, 22 febbraio 2021 – Il 42,7% degli italiani ritiene di avere un ottimo livello di conoscenze sulla vaccinazione contro il Covid-19, il 23,3% scarso o sufficiente, e circa 1/3 discreto. La principale fonte di informazione sul Covid-19 sono stati finora tv (66,6%) e internet (45,3%). Lo evidenzia l’indagine condotta su oltre 12.300 persone, dall’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali (Agenas) e la Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, presentata questa mattina. A sentirsi più sicuri delle proprie conoscenze sono gli over 65 (48,7%), mentre si sentono più disinformati coloro che hanno tra i 45 e i 54 anni (26,9%). Per il prossimo futuro la maggior parte degli italiani vorrebbe maggiori informazioni da istituzioni sanitarie (54,6%), medici di medicina generale e pediatri di libera scelta (45,5%) e medici specialisti (34,5%), in particolare sugli effetti collaterali e su come funzionano i vaccini anti-Covid. L’indagine ha anche analizzato i fattori che possono aumentare la propensione a vaccinarsi, come il tempo necessario a vaccinarsi o le modalità di prenotazione. E’ così emerso che la probabilità di vaccinarsi aumenta quando il luogo della somministrazione del vaccino è più accessibile e facilmente raggiungibile, l’efficacia del vaccino è maggiore, il tempo necessario per vaccinarsi è minore, e quando l’appuntamento per la vaccinazione è comunicato e confermato automaticamente a meno di cancellazione. La propensione cala quando il rischio di effetti collaterali è maggiore e la maggioranza delle persone è contraria alla vaccinazione. Tra gli interventi suggeriti per migliorare ancora di più l’adesione alla campagna vaccinale “ci dovrà essere senz’altro una strategia di comunicazione mirata, condivisa ed unica, semplice e comprensibile anche a chi è meno istruito”, commenta Sabina Nuti, rettrice della Scuola S. Anna, oltre ad inserire nei siti regionali e aziendali una sezione informativa sull’efficacia e i rischi dei vaccini.
AIOM: “Gli oncologi convocati da AIFA costretti alle dimissioni mai riunito il gruppo di lavoro, siano condivise le decisioni sui farmaci”
“Apprendiamo con rammarico che gli oncologi convocati dall’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) lo scorso gennaio per la prima riunione del gruppo di