Roma, 8 aprile 2020 – L’emergenza coronavirus ha rappresentato un vero e proprio tsunami per i reparti di Oncologia del nostro Paese. Ben il 93,5% dei centri è stato costretto a ripensare l’attività clinica. L’organizzazione complessiva ha retto l’urto della pandemia, visto che per il 63,7% degli oncologi gli ospedali hanno garantito la continuità terapeutica (ad esempio con canali comunicativi alternativi come videochiamate) e, per il 58%, i centri hanno saputo gestire le risorse disponibili in maniera efficiente. Preoccupa, però, che il 35% degli oncologi non sia stato informato o abbia ricevuto poche indicazioni sulle procedure e sulle raccomandazioni da seguire per affrontare l’emergenza. Sono i principali risultati del sondaggio condotto su circa 400 oncologi in tutte le Regioni, promosso dall’Università Politecnica delle Marche e dagli Ospedali Riuniti di Ancona. Anche la formazione su questi aspetti è stata assente o scarsa, come affermato dal 55% degli specialisti. Con una chiara conseguenza: il 56% degli oncologi ritiene che il percorso terapeutico dei pazienti, in questa fase, sia qualitativamente inferiore rispetto al periodo precedente alla pandemia. “La nostra specialità è stata profondamente segnata dall’emergenza COVID-19, anche perché i pazienti colpiti da tumore sono fragili e rischiano di subire più danni in caso di infezione. Pertanto continuiamo a seguire i malati oncologici positivi che sono in cura nei reparti COVID-19 – spiega Rossana Berardi, Ordinario di Oncologia Medica presso l’Università Politecnica delle Marche – a un mese dall’inizio della pandemia, cambiano le prospettive e ogni paziente va considerato positivo, fino a prova contraria. Per questo tutti gli operatori devono essere dotati di protezioni”. Dal sondaggio, però, emergono forti lacune sul fronte della tutela dei sanitari. Il 21% afferma di non aver ricevuto dispositivi di protezione adeguati e tempestivi rispetto alle necessità cliniche e per il 55% la fornitura di questi device è stata solo parziale.
AIOM: “Gli oncologi convocati da AIFA costretti alle dimissioni mai riunito il gruppo di lavoro, siano condivise le decisioni sui farmaci”
“Apprendiamo con rammarico che gli oncologi convocati dall’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) lo scorso gennaio per la prima riunione del gruppo di